Era il 1960 quando Ottavio Tarantini si innamorò di Livata, la montagna di Roma, e coinvolse amici e parenti ad acquistare terreni contigui per la costruzione di un vero e proprio villaggio costituito da casette tipiche di montagna, nella parte più alta del monte, 1580 metri, località “Campo dell’Osso”.
Facendo il verso alle università americane lo chiamò “Confraternita dei Miceti” evocando nel nome un elemento molto presente sul territorio: il fungo.
Con buona dose di goliardia si autoproclamò “Priore della Confraternita”.
Le condizioni dell’epoca, lumi a petrolio per l’illuminazione, pompe a mano per l’estrazione dell’acqua, stufe a legna e carbone per il riscaldamento, assenza di linea telefonica, hanno reso gli abitatori di una località a soli 80 km da Roma dei veri e propri “pionieri” che vivevano con piacere il contatto più estremo con la natura.
Nel breve volgere del tempo arrivarono tutti i servizi e il Priore cominciò a costruire una nuova struttura che anno dopo anno saliva un piano dopo l’altro. A chi gli chiedesse il perché di questa lenta ma inesorabile ascesa verso il cielo, il Priore candidamente rispondeva: “io devo arrivare a veder le stelle”.